Diario di van Richten
Confessioni di un vecchio cacciatore
“Da più di cinque decenni, mi sono impegnato a indagare ed esporre le creature delle tenebre alla luce purificatrice di verità e conoscenza. In alcuni circoli mi chiamano “eroe”; in altri “saggio” e “maestro cacciatore”. La mia sopravvivenza a innumerevoli attacchi soprannaturali è vista con meraviglia dai miei amici,e il mio nome è pronunciato con amaro timore dai miei nemici. In verità questa vocazione tanto “virtuosa” ha avuto inizio come un ossessivo intento di distruggere il vampiro che aveva ucciso mio figlio, e si è poi tramutata per me in un’esistenza tediosa e desolante. Anche quando la mia vita di caccia ai mostri era appena agli albori, sentivo il peso degli anni sulle mie stanche spalle. Oggi sono semplicemente un uomo che ha vissuto troppo a lungo. Come un lich pentito, mi ritrovo inesorabilmente legato a un’esistenza che ho cercato in preda alla follia e alla quale sembro essere legato a doppio filo per l’eternità. Di certo un giorno morirò, ma non so se potrò mai riposare nella mia tomba; questo pensiero mi tormenta nei momenti di riposo e guasta i miei sogni. Quanti mi considerano un eroe cambieranno idea quando conosceranno tutta la verità sulla mia vita da cacciatore di mostri contro natura. Tuttavia devo rivelare fin d’ora che sono stato la causa indiretta ma certa di molte morti, nonché della perdita di vari buoni amici. Non fraintendetemi! Non provo alcuna autocommiserazione. Anzi, sono venuto a patti con una realtà sconvolgente: ora capisco di essere l’oggetto di una funesta maledizione vistani. L’aspetto più tragico è la natura stessa della maledizione, per non sono io a doverne sopportare il fardello bensì le persone che mi circondano. Ho raccontato la tragica storia di come il mio unico figlio Erasmus è stato rapito dai vistani e venduto a un vampiro. Ho spiegato come Erasmus fosse diventato un servitore del persecutore notturno e come mi fosse toccato in sorte il miserabile compito di liberarlo da quel destino conficcandogli un paletto nel cuore. Quel che non ho mai chiarito prima d’ora è come abbia seguito i rapitori di Erasmus per come abbia “estorto” loro le informazioni sulla sua ubicazione. In effetti i Vistani avevano preso Erasmus con il mio inconsapevole permesso. Una sera avevano portato da me un membro della loro tribù gravemente malato e avevano insistito affinché lo curassi; ma malgrado i miei sforzi, il giovane ci aveva lasciati poco dopo.
Per paura della loro punizione, pregai i Vistani di prendere qualsiasi cosa desiderassero, purché non usassero su di me i loro tremendi poteri, di cui, al tempo, non sapevo nulla. Con mio estremo stupore, come compenso per la perdita subita scelsero di prendere di nascosto mio figlio! Quando compresi cos’era accaduto era già trascorsa
un’ora. Completamente fuori di me, legai il corpo del giovane morto al mio cavallo e mi lanciai in un ostinato inseguimento della carovana Vistani attraverso i boschi, lasciando ingenuamente che il sole tramontasse senza cercare un rifugio per la notte. Poco dopo il calare dell’oscurità, fui assalito da non morti che mi avrebbero ucciso se il loro padrone, un lich, non fosse intervenuto e mi avesse risparmiato la vita, per ragioni che ancora oggi non comprendo fino in fondo. In qualche modo, il lich aveva preso il controllo di un gruppo di zombi che vagava nella foresta. Parlandomi attraverso la bocca di quelle creature morte, impose su di me una protezione magica contro i non morti; dopodiché animò il cadavere del Vistana e mi spiegò dove avrei potuto trovare la sua gente. Purtroppo (ah, com’è facile dirlo col senno di poi!), il piano ebbe successo. Dopo una settimana di inseguimento trovai i ladri di bambini; e il magnifico comitato d’accoglienza che avevo portato con me includeva un’orda sempre più grossa di voraci non morti incapaci di toccarmi grazie alla protezione del lich.
Quando trovai la carovana, minacciai di scatenare gli zombi sui Vistani se non mi avessero restituito il mio amato ragazzo. Quelli mi risposero di averlo venduto a un vampiro, il barone Metus. Dentro di me, qualcosa si spezzò. Sguinzagliai gli zombi. L’intera tribù Vistani venne divorata viva. E questo è solo l’inizio della storia. Prima di morire, la Vistana a capo della carovana mi maledisse, tuonando: “Trascorrerai i tuoi giorni sempre circondato da mostri e vedrai tutti quelli che ami morire sotto i loro artigli!” Anche oggi, a tanti anni di distanza, le sue parole riecheggiano nella mia testa con lancinante chiarezza. Tempo dopo, rinvenni il mio amato Erasmus trasformato in un vampiro. Mi pregò di porre fine alla sua maledizione. E io acconsentii, ma avrei preferito morire. L’oscurità lo aveva strappato per sempre dalle mie braccia amorevoli e credevo scioccamente che la maledizione avesse ormai reclamato il suo tributo di morte. Le lacrime scavarono in me un solco senza fondo, e una volta finite esso si riempi di un insaziabile desiderio di vendetta.”